Nicola Falconi su Focus esprime le opinioni in merito alla crisi del gas.
Il libero mercato e l’economia progrediscono bene in situazioni di stabilità e pace.
Lo scenario è ultimamente cambiato. Gli italiani, purtroppo hanno dimenticato di come, negli anni Settanta, il paese sia stato investito da una crisi causata dall’aumento del costo del petrolio. Allora era una materia fondamentale, insieme al carbone; il consumo di gas era ridotto. L’Italia, insieme ad altre nazioni, reagì in opposizione ad un accordo dell’Organizzazione dei Paesi Produttori OPEC e assunse iniziative di risparmio energetico e razionamento, al fine di ridurre la domanda di petrolio e contrastare il cartello messo in piedi dai paesi arabi produttori.
In quell’occasione, il paese rispose compatto secondo logiche economiche tendenti ad abbassare drasticamente i consumi, per contrastare l’aumento “artificiale” del prezzo del petrolio
Alcuni anni fa, ho incontrato l’amministratore delegato italiano di “Gaz de France”, una società molto importante, che, dopo le liberalizzazioni, aveva acquistato alcune centrali tradizionali in Liguria. Subito dopo l’acquisizione, aveva ricevuto diversi avvisi di garanzia, per problemi ambientali. Iniziative che invece non erano state assunte nei confronti dell’Enel, precedente proprietaria.
Mi disse che la situazione era davvero disastrosa per le loro entrate. Infatti i consumi di energia si stavano riducendo in virtù della diffusione di apparecchiature più efficienti e dell’inizio della diffusione e immissione nel mercato di energia proveniente da fonti rinnovabili.
Sostanzialmente credo che ci sia tantissima confusione sul tema energia e che vi possano essere manovre speculative, che solo parzialmente sono connesse all’attuale difficile congiuntura.
Anche il tema della modalità di fatturazione del gas dovrebbe essere cambiato e vigilato con maggior fermezza da parte delle agenzie preposte.
Negli ultimi anni, è stato fatto un grande affidamento nella globalizzazione, che è venuta meno con la pandemia e con lo scoppio della guerra in Ucraina. In Italia non si producono più alcuni prodotti, perché è più conveniente acquistarli all’estero. In piena pandemia siamo rimasti, per esempio, senza mascherine!
L’intervento dei politici
È positivo che i nostri politici abbiano iniziato a trattare il problema del gas. All’inizio della campagna elettorale, gli argomenti si erano concentrati su tematiche, altrettanto importanti, come i diritti. Io credo, però, che, se un politico voglia mantenere il contatto con la realtà e con il territorio, debba occuparsi anche delle emergenze.
Il prezzo del gas, dopo le liberalizzazioni imposte dalla globalizzazione e dall’Unione Europea, ha creato una dinamica delle tariffe che sostanzialmente ha privilegiato chi fornisce rispetto all’utenza. Mi chiedo, quindi, quale sia la posizione delle autorità garanti del mercato.
Riguardo l’autonomia: da imprenditore, credo sia una cosa sostanzialmente buona, perché cerca di riportare nel territorio delle decisioni e delle scelte che altrimenti sarebbero sovra-nazionali.